domingo, 1 de junio de 2014

ATTERRAGGIO OVNI/UFO DI JUAN GONZALES SANTOS: UN CASO PERFETTO DI DISTORSIONE






Il 12 marzo 1981 la vita di Juan González Santos un uomo di 42 anni sarebbe cambiata bruscamente. Come poteva immaginare questo socievole funzionario che quella mattina avrebbe inciampato in dei "curiosi e poco socievoli astronauti americani". Erano all’incirca le dieci e quaranta, ed era alla guida del suo furgoncino Ebro sulla nazionale 340, diretto a Pelayo, località situata appena al di fuori di Algeciras, quando vide ad un lato della strada un "sgargiante" bagliore che catturò la sua attenzione.  In un primo momento pensò che fossero le luci di un'ambulanza e che c'era stato un incidente al margine della strada, sul campo.  A pochi metri dal presunto incidente vi era uno dei ripetitori utilizzati da radio e televisione. Il nostro protagonista fermò la sua auto spinto dalla curiosità, e si avvicinò a piedi alla scena e scoprì che quello non era l’effetto prodotto da un incidente come avevo immaginato.
 

L'autore dell’inchiesta insieme al testimone e al ricercatore Pablo Villarrubia nel punto esatto in cui atterrò lo strano artefatto (2008).
 
 

Di fronte a lui, a meno di 25 metri di distanza dalla strada da una fila di eucalipto, si alzava un oggetto luminoso a forma di cupola di circa 4 metri di diametro e alto 2 metri (anche se le gambe potevano misurare sui 4 metri di altezza), con cinque finestre circolari nella sua parte anteriore e quella centrale era la più grande (e di dimensioni di circa 50 cm.), e pareva girare nel senso contrario delle lancette dell’orologio.

 

 ... Houston abbiamo un problema ...

 L’intrepido algeciregno si diresse verso lo strano artefatto, e nel percorso pensò che forse poteva essere un modulo spaziale americano con dei problemi, e senza pensarci due volte decise che poteva salutare gli astronauti (SIC).  Che notizia poter raccontare in paese, rimuginava camminando, un suo incontro con l'equipaggio dell'Apollo XI.  Tuttavia, a pochi metri dall'oggetto, ci ripensò su e decise di osservarlo con attenzione barricato dietro un piccolo parapetto di pietra. "Il trabiccolo [in spagnolo disse: "El cacharro"] – come espose Juan Gómez González Serrano, veterano ricercatore, in una delle prime interviste che diede – era sostenuto su due supporti che parevano metallici e telescopici e sembravano sia più alti che più bassi a seconda che questi piedi fossero al suolo oppure alla base sagomata a forma di ciotola. Tutto questo – continuò il testimone – era chiaramente visibile da dove mi trovavo, ossia a circa quindici o venti metri dall'oggetto che era posato a terra. Il suo colore era grigio metallizzato come l'alluminio lucido. Quel trabiccolo non aveva giunture o viti o qualsiasi altra cosa che era poteva essermi familiare. Tutto qui. Sembrava compatto e solido, era incredibile, lì in mezzo al campo e alla luce del sole".
 
L‘artefatto di aspetto metallico aveva diverse finestre circolari e un simbolo, che il testimone descrisse come molto simile a una svastica nera. (Modello realizzato dall'artista Mark Nicieza)
 
 
  

"Al lato – continua nel suo racconto – di sinistra osservai uno scudo o emblema di colore nero, anche se non posso ricordarmi cosa poteva rappresentare. Tutto quello che so è che non avevo mai visto niente di simile in un altro trabiccolo o veicolo che potesse assomigliargli (il simbolo aveva somiglianza con una svastica appiattita)". Attraverso le finestre, il testimone si rese conto dell'esistenza di vari esseri all'interno della nave, "potevo solo vedergli dal petto in su in quanto che le finestre bloccavano il resto del corpo, quindi non ho potuto vedere le gambe. Alla testa vidi che indossano un casco ben aggiustato su di essa, simile a quella utilizzata dai subacquei, e la cosa più curiosa di tutte, è che dalla parte del viso tenevano come un cristallo trasparente, ma plasmato sul volto che metteva in evidenza le caratteristiche di questi... il costume era di color marrone (...) Provai a saltare il muro di pietre e spine che mi era davanti e che, come si sa, servono a delimitare i confini e le suddivisioni del campo, quando improvvisamente da una delle antenne laterali di questa macchina scaturì una “vampa” [in spagnolo disse: "Yampa"] (si riferisce ad un raggio di luce di aspetto solido) che mi immobilizzò contro la mia volontà. Provai a ripetere l'operazione (l'amico Juan Gonzalez non si smonta facilmente) e da un’altra antenna uscì un’altra ”vampa” di luce che mi fece piangere, gli occhi mi lagrimando molto, e vedevo lucine colorate ovunque oltre che mi causò forti dolori nella parte centrale della mia fronte. Ma la cosa più strana – continua Juan – era che non riuscivo a muovermi da nessuna parte ( si ripete ancora una volta la paralisi ), anche se potevo muovere le braccia. Così sono rimasto fermo perché mi sembrava che i soggetti che vedevo in quella macchina non volevano che mi avvicinasi".

 Dentro quella macchina vi erano diversi esseri di aspetto umano.



 


Gli "Americani", 4 o 5 secondo Juan González sembravano conversare tra di loro, mentre continuavano a guardarlo. L'umanoide che era al centro, giusto nella finestra più grande, fu il soggetto che meglio lo osservò in ogni momento che era di fronte a lui e sembrava avere delle "orecchie simili a degli auricolari".  Anche se può sembrare inaudito, il nostro testimone non pensava in quel momento si trovava di fronte a qualcosa di extraumano.  Dopo circa 15 o 20 minuti di osservazione, i sostegni e la scala centrale si ritirarono e l'oggetto rimase statico in aria per pochi istanti, cominciò a salire; "Il trabiccolo era totalmente silenzioso e restò per circa dodici minuti di fronte a me e non sentivo alcun rumore. Tuttavia, aggiunge, quando l'oggetto cominciò a tremare (al momento del lancio) con movimenti ondulatori, sembrò emettere un fischio, come di aria compressa, accompagnata da una forte movimento d’aria assordante che lasciò una forte odore di bruciato come l'elettricità (ozono?) che non saprei spiegare molto bene".

 Quando il testimone cercò di avvicinarsi all’artefatto, dalla sua parte superiore scaturì un raggio di luce che glielo impedí.




Juan González diede alla fine dell'intervista un dettaglio molto importante che confermò in una intervista personale che ebbi con lui a metà degli anni Novanta. "Durante il tempo che ero vicino alla recinzione non sentii nessun suono. Né dall’artefatto, né dalle auto che circolavano nella carretera general 340. Pur avendo la strada un centinaio di metri, non sentì nessun rumore, né vide passare delle auto dirette a Algeciras o a Tarifa. Questo sì che era strano. Il silenzio che c’era era impressionante. Non si spostavano né i rami d’alberi e nemmeno le foglie".



 J. J. Benitez in compagnia del ricercatore veterano Andrés Gómez Serrano trovarono nella zona tre impronte che coincidevano con la storia di Santos.




Questo fatto deve essere preso in considerazione, dal momento che la strada principale Algeciras-Cadice è la più frequentata della regione. Gómez Serrano mostrò al testimone una gran quantità di fotografie e disegni di OVNIs/UFO perché potesse identificare l'oggetto osservato. Juan Gonzalez, dopo aver sfogliato diversi libri, selezionò l'istantanea di un OVNI/UFO visto nella città italiana di Genova, e che era stata inviata in forma anonima al quotidiano italiano La Domenica del Corriere, il 23 Giugno 1963, senza alcuna altra informazione aggiuntiva.
Nella foto, che per molti ricercatori è autentica si osserva un oggetto metallico poggiato a terra e sorretto da tre sostegni telescopici.
Gómez Serrano e J. J. Benítez trovarono tre impronte nel terreno, causate da un oggetto del peso di diverse tonnellate, e in alcune foglie del suo interno si potevano vedere anche la forma della base arrotondata, a forma di scodella, dei sostegni.


 
 
 Gli effetti della distorsione… In Immagini ...
 In successive interviste che ho avuto con Juan González Santos mi spiegò il motivo per cui pensò, in un primo tempo, che quella aeronave potesse appartenere alla NASA.
 A quanto pare, poco prima che si verificasse il suo avvistamento, il testimone aveva visto un lungo documentario in televisione su l’arrivo del primo uomo sulla luna e pensò che quell'artefatto che era posato in mezzo al campo poteva essere un modulo spaziale statunitense. Ma questi non erano i soli dati di interesse che Juan González Santos mi ha dato per poter effettuare una reinterpretazione della sua esperienza unica e spettacolare.
Secondo la teoria della distorsione, che pone che un agente esterno sconosciuto conforma e costruisce le esperienze degli incontri ravvicinati in funzione delle risorse, le informazioni e delle immagini inconsce del testimone, possiamo rintracciare la vera origine di ciò che osservò e segnalò il testimone. Diamo un’occhiata alle foto...


 Il carrello d’atterraggio dell’artefatto ha anche un suo corrispondente equivalente nel modulo spaziale statunitense. Questo elemento singolare "incorporato" alla relazione di Santos non lascia dubbi sulla sua origine...
Il testimone riferì che gli umanoidi erano vestiti con un abito che copriva anche la testa, dove vi erano delle protuberanze che sembravano "cuffie".
 
Juan González Santos disse che l'OVNI/UFO aveva nella sua parte superiore due protuberanze che lanciarono due lampeggi molto simili alle luci lampeggianti di emergenza di un'ambulanza. Curiosamente, il testimone era un volontario della Croce Rossa e spesso aiutava in attività di sostegno i vigili del fuoco, la polizia e servizio di ambulanze. Quindi ero più abituato a presenze di questo tipo di dispositivi di illuminazione. Nella foto facciamo il raffronto con il veicolo della Croce Rossa che in quei giorni era utilizzato nel distaccamento al quale apparteneva il testimone.


 Il testimone è un grande appassionato di storia e in particolare della seconda guerra mondiale, quindi non sarebbe molto strano che avesse presente nel momento della sua esperienza il simbolo più rappresentativo di quel conflitto, la svastica.

 
 
 
 
 
 
 

JOSE ANTONIO CARAV@CA



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miércoles, 21 de mayo de 2014

RAZZI, LATTINE DI BIRRA E INCONTRI RAVVICINATI CON GLI OVNIs/UFO



 





UNO STRANO INCONTRO NELLA NOTTE

Il 23 ottobre 1965, verso le sette e un quarto della sera, l'annunciatore radiofonico James F. Townsend di 19 anni, viaggiava a circa sei miglia da Long Prairie nel Minnesota, quando improvvisamente, girando una curva, il motore e i fari della sua auto si spensero. Di fronte alla sua auto, a circa 6 metri di distanza, Townsend osservò stupefatto, in mezzo alla strada, uno strano artefatto a forma di razzo, color argento, che emanava una grande luminosità "brillante come il sole". L'oggetto era alto dai 9 ai 12 metri e largo 3, ed era appoggiato su delle alette. Il testimone scese dal veicolo con l'intento di spingere la macchina contro il "razzo" e abbatterlo, per assicurarsi una prova della sua esperienza. Proprio in quel momento dalla parte posteriore dell'oggetto emerse tre piccole entità.
 
Disegno realizzato dal testimone del presunto ovni/ufo.

 

I bizzarri occupanti del presunto OVNI/UFO erano alti circa 15 centimetri di altezza e sembravano lattine di birra, di un colore bruno scuro, e le sue gambe erano a forma di alette. Quando camminavano lo facevano su due zampe, ma quanto si fermarono, a loro sorse una terza "gamba", che serviva da supporto e stabilità. Nella loro parte superiore avevano tre braccia sottili come fiammiferi. Secondo Townsend, egli restò di fronte a quegli "esseri" circa tre minuti, senza che nessuno si mosse. Non riuscì a vedere alcuna caratteristica facciale a quelle creature anche se asserì; "Penso che mi stavano guardando." Né, talaltro, sentì nessun rumore. Successivamente le "lattine" ritornarono al loro oggetto e il "razzo" luminoso iniziò lentamente a decollare mentre l'annunciatore udì un ronzio.

Dal “razzo” uscirono tre piccole creature simili a una lattina di birra ….
 
 


Quando l’oggetto arrivò ad una certa altezza, forse circa 500 metri, la luce brillante si spense mentre le luci e il motore della macchina iniziarono a funzionare di nuovo. Più tardi, accompagnato dallo sceriffo Lavern Lubitz, tornò in quel punto e i due trovarono tre linee sull’asfalto di una sostanza oleosa. L’ufficiale di polizia Jim Bain ricorda che Townsend arrivò al commissario spaventato e tremante e confermò agli investigatori che il testimone era una persona di buon carattere e non beveva. A quanto pare due cacciatori confermarono, in parte, l’incontro del giovane conduttore radiofonico, assicurando che in quel periodo osservarono un oggetto luminoso nella zona. Nel 1969 il giovane fu interrogato da un ufficiale della Forza Aerea, il quale determinò che la sua visione aveva delle cause psicologiche, sebbene il Progetto Bluebook ufficialmente dichiarò che non effettuò nessuna indagine. Da parte sua, il dottor Joseph Allen Hynek, consulente USAF nell’analisi di informazioni OVNI/UFO, ricevete una lettera dal testimone, ma anche lui non approfondì lo studio sul curioso incontro. Comunque le autorità riferirono che quella notte non ci fu nessuna anomalia sui loro radar. Il dottor Hynek, nel suo libro “Il Rapporto Hynek” del 1977, ha giustamente affermato che in questo tipo di eventi: “Sembra quasi ovvio che le probabilità di vedere un OVNI/UFO sono maggiori se si conduce un autoveicolo e se si è soli in un campo aperto. Non solo, ma i rapporti contengono la frase “nel girare una curva della strada.” Sebbene questi oggetti non sono sempre fermi sulla strada, lo sembrano essere abbastanza spesso. Ci si chiede perché, visto tutto lo spazio libero ad ogni ciascun lato della strada “…

 
Incontri ravvicinati con la distorsione
Senza dubbio il giudizio del dottor Hynek è molto sensato e spiega alla perfezione, la maggior parte degli incontri ravvicinati avvenuti sulla strada. È evidente che il fenomeno, orchestrato da un agente esterno sconosciuto cerca una chiara interazione con gli eventuali osservatori, allo stesso tempo offre loro uno “spettacolo” quasi senza precedenti e unico per ogni occasione. In questo avvenimento è evidente che sia la forma dell’OVNI/UFO e dei suoi piccoli occupanti ubbidiscono a un “contributo” personalissimo del testimone, che l’agente esterno incorpora alla esperienza mediante la Creazione Compartita e sviluppandola sotto quella che la teoria della distorsione denomina Creatività Onirica.

Nelle pellicole cinematografiche fantascientifiche degli anni ’50 e ’60, si potevano vedere con frequenza razzi spaziali.
(Destinazione Luna, 1950)
La copertina del celebre fumetto di Tintin 2”Destinazione Luna” del 1953, offriva ai lettori un razzo spaziale molto simile a quello osservato dal testimone. 
L'immagine iconografica della navetta spaziale è evidente nella scultura che fu esposta a San Francisco nel 2010. Questo monumento contiene i dettagli le più importanti dell'esperienza di Townsend. 

Vari oggetti, giocattoli ed emblemi del tempo contengono il "razzo" iconografico osservato dal testimone
 




 Sia la forma del disco volante, come quella dei suoi occupanti hanno caratteristiche mai viste prima in altri episodi OVNI/UFO. Nella osservazione di Townsend, il tipico "disco" è stato "sostituito" da un "razzo", più appropriato ai film e alla letteratura fantascientifica degli anni '40 e '50, e il presunto equipaggio extraterrestre avevano inoltre l'aspetto e la dimensione di "lattine di birra".
Queste "stranezze" ufologiche sembrano provenire dall’ inconsapevole giovane testimone, che incorpora tutti questi elementi bizzarri al suo incontro ravvicinato, sotto la "direzione" e la "supervisione" del agente esterno. Elevando la sua esperienza al culmine dell’assurdo, prodotto dalla sua particolare e intrasferibile interattività con l'agente esterno. La stravagante e amplissima casistica OVNI/UFO è piena di tali incidenti, considerati enigmi insondabili dai ricercatori per l’impossibilità, ad oggi, di etichettare o classificare convenientemente.


 




JOSE ANTONIO CARAV@CA


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domingo, 18 de mayo de 2014

LO STRANO INCONTRO RAVVICINATO DELLA LIBIA...










Verso le 3:00 della mattina del 25 ottobre 1954, Carmelo Papotto stava ispezionando i terreni della sua azienda agricola italiana con sede a Tripoli in Libia, quando a un certo punto vide discendere dal cielo uno strano artefatto nel più completo silenzio.
Si trattava di un oggetto a forma di uovo, lungo circa 5 metri e alto 3 metri, il cui parte inferiore era di metallo e alluminio, e quella superiore di un materiale trasparente, la parte posteriore secondo il testimone: “aveva la forma aerodinamica di un automobile, con una coda che probabilmente serviva come un timone “.
La cupola “cristallina” era fortemente illuminata da una luce bianca che irradiava tutto intorno fino a 4 metri. L’OVNI/UFO aveva due luci ai lati e quelle che sembrava due antenne, poste una davanti e una dietro.

Aveva anche due tubi conici, che al testimone sembrava armi, nella parte frontale. Inizialmente l’ingegnere italiano pensò che poteva essere un elicottero militare americano in difficoltà o addirittura un prototipo segreto.
Schizzo del misterioso artefatto che atterrò nei pressi del testimone


  
Secondo Carmelo Papotto l’oggetto tirò fuori il suo carrello di atterraggio mentre si sentiva un suono simile ai compressori utilizzati per gonfiare le gomme. Di fatto le zampe dell’artefatto consistevano in sei ruote. Quando l’OVNI/UFO toccò terra sopra su un campo arato, a circa 10 metri di distanza dal testimone, il signor Papotto vide una scala al centro.
Il testimone fu poi in grado di vedere all’interno dell’artefatto sei umanoidi che si muovevano lentamente. In quei momenti il testimone pensava che fossero militare degli Usa. Indossavano abiti gialli e maschere tipo a gas.
Uno dei membri dell’equipaggio si tolse la maschera per un momento e il suo volto era del tutto normale. Quando il testimone mise la mano sulla scala per salire, una forte scossa elettrica lo spinse indietro. Una degli esseri gli fece segno di non avanzare. Il testimone restò un po’ stordito. L’equipaggio sembrava essere occupato all’interno dell’apparecchio.

 
Nell’interno vi erano degli umanoidi con uniformi gialle e con maschere a gas.
Carmelo Papotto affermò che uno degli umanoidi, con degli "auricolari" era di fronte a un panello di controllo simile a una radio.

 
Carmelo Papotto affermò che uno degli umanoidi, con degli "auricolari" era di fronte a un panello di controllo simile a una radio.
Il signor Papotto asserì che all'interno del dispositivo vi erano alcune sedie, tavoli e un apparato radio – gestito da un umanoide che indossava degli "auricolari" – da cui spuntavano numerosi cavi. Pochi istanti dopo uno degli esseri toccò un pulsante e un aggeggio meccanico a forma di campana scese vicino a una delle ruote e procedete a sostituirla con un altra. Dopo circa 20 minuti, l'OVNI/UFO si elevò a circa 50 metri di altezza per poi scomparire tranquillamente e rapidamente verso est.
Gli investigatori trovarono sul terreno segni rettangolari di 10 cm di larghezza molto simile a un pneumatico normale. Secondo la disposizione delle orme delle ruote dell’oggetto, queste erano disposte a coppie di due e separate da circa 10 centimetri.
Venne inoltre rinvenuta una sostanza blu che si mandò ad analizzare, ma i risultati non furono mai resi pubblici. Secondo gli inquirenti, Carmelo Papotto non aveva alcuna conoscenza del fenomeno OVNI/UFO e quindi fu per quello che si avvicinò senza paura all’artefatto, pensando che potesse essere una aereonave umana.
Indubbiamente lo strano oggetto osservato dal testimone aveva somiglianza con un elicottero.

 
 
Seguendo la Teoria della Distorsione questo incidente è un chiaro esempio di come elementi banali e ordinari conosciuti dal testimone possono essere trasformati, attraverso l'interazione con un agente esterno sconosciuto, in componenti soprannaturali inseriti in una straordinaria esperienza OVNI /UFO.
Di fatto l'OVNI/UFO osservato dall’italiano assomigliava molto da vicino a un elicottero militare, con sporgenze simili a "mitragliatrici" e il suo equipaggio sembrava soldati, con maschere antigas inclusi. Tutti questi componenti potrebbero essere latenti nella mente del testimone abituato a vedere dispiegamenti militari in Libia.
 

 
 
  

JOSE ANTONIO CARAV@CA




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jueves, 1 de mayo de 2014

GLI UFO E LA COMUNITÁ SEGRETA







Il nostro venerato Jacques Vallée scrisse nel suo libro Pasaporte a Magonia sopra la possibile natura degli OVNIs/UFO;

"Potremmo anche immaginare che per secoli un’intelligenza superiore si sia proiettata sul nostro tipico ambiente (scelto, per ragioni note solo a queste intelligenze), con vari oggetti artificiali la cui creazione è una forma d'arte pura. Forse questa intelligenza si diverte con il nostro smarrimento, o forse cercare di inculcare qualche concetto."
Il fenomeno OVNI/UFO ha importanti implicazioni psicologiche e questo non dovrebbe essere preso alla leggera dagli investigatori.
Ad esempio, nessuno ha mai saputo nulla della popolosa comunità segreta, composta da quelle creature considerati oggi mitologiche come sono gli gnomi, gli elfi, i troll, i folletti, le fate, ecc.
Esseri elementali che si mostravano "fisicamente" e che hanno convissuto per secoli con l’essere umano. Il reverendo Robert Kirk (XVII Secolo) dedicò gran parte della sua vita a una investigazione seria e obiettiva di questi esseri, e il risultato fu il suo eccellente libro "La comunità segreta".
L’investigatore Javier Sierra segnalava che: "L’opera di Kirk [...] raccoglie storie di contadini scozzesi disturbati dalle apparizioni dei membri della 'comunità segreta' e in cui ogni lettore esperto di questioni ufologiche non avrebbe difficoltà a trovare paralleli sorprendenti con casistica OVNI/UFO moderna".
Jacques Vallée riassume in alcuni punti le conclusionia cui Kirk arrivò nel XVII secolo, nelle sue ricerche accurate sugli "elfi e altre creature aeree":

1.- Possiedono una natura intermedia tra l'uomo e gli angeli.
2.- Nel fisico hanno corpi molto leggeri e "fluidi" paragonabile ad una nuvola condensata. Sono particolarmente visibili al crepuscolo. Possono apparire e scomparire a loro piacimento.
3.- Intellettualmente, sono intelligenti e curiosi.
4.- Quando gli uomini abitavano la terra intera, essi già vivevano in essa.
5.- I loro corpi camaleontici gli consentono di nuotare attraverso l'aria con tutta la tua famiglia e il loro corredo.

Ci sono donne – scriveva il reverendo – che raccontano come furono rapite quando erano in travaglio per servire come bambinaie per i bimbi delle fate (elementali)". Attualmente ci sono testimonianze di donne che sostengono di essere stati portati all'interno di un UFO per accudire a bambini ibridi (metà umani, metà alieni). Attaccano il bestiame con delle armi che producono ustioni, il che ci ricorda le moderni mutilazioni di bestiame.
"La credenza moderna e globale nei dischi volanti e il loro equipaggio – sentenzia Vallée – è identico a una credenza precedente nelle fate. Le 'entità' descritte come piloti delle navi sono indistinguibili dagli elfi, dalle silfidi e dagli demiurghi del Medioevo". Kirk esorta, nel suo scritto, alle alte sfere della chiesa a tentare di stabilire un contatto stretto e benefico con questi esseri...





JOSE ANTONIO CARAV@CA


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sábado, 12 de abril de 2014

LE “EVIDENZE” DEGLI INCONTRI RAVVICINATI...







Il cosiddetto "agente esterno" durante la creazione di incontri ravvicinati fornisce alcuni fattori comuni con altre esperienze UFO che si sono verificati in giro per il mondo, in maniera tale che questi episodi non siano confusi o etichettati come allucinazioni, problemi mentali o grossolani inganni.
In più "apporta", a volte, diversi tipi di evidenze fisiche (ustioni, buchi, macchie, impronte, ecc.) che rafforza – nella mente dei testimoni – l’idea che questi incidenti siano dovuti a un reale paradigma alieno.
Comunque sia, le tracce lasciate dai nostri sfuggenti "visitatori" sono di una tale sottigliezza da rendere queste incursioni nella nostra realtà quotidiana, sempre insondabili e difficili da credere per la maggior parte della popolazione.
Ma dal punto di vista della teoria della Distorsione, queste evidenze fisiche acquisiscono un valore radicalmente differente ai difensori dell'ipotesi extraterrestre.
La Distorsione afferma che l'agente esterno è in grado di "fabbricare" "Materia effimera" per dar corpo ad alcuni incontri ravvicinati, in modo che anche il testimone interagisca con la scena che ha davanti e non notando, in questo maniera, che gli presenta una perfetta "scenografia tridimensionale" orchestrata e decorata con elementi inconsci della sua propria psiche.
Ma la cosa più interessante dal punto di vista della Teoria della Distorsione è che le presunte tracce fisiche lasciate a terra dopo un atterraggio Ovni/UFO, non tralasciano di esser distorti da elementi perfettamente riconoscibili dai testimoni o dei ricercatori stessi, anche prima che questi sono stati prodotti: impronte, erba schiacciata o bruciata, rottami metallici, buchi, macchie di "olio", radioattività, ecc. Tutto più che prevedibile. Ma perché non si trovano evidenze di altro tipo, difficili da incasellare nei nostri parametri mentali o scientifici?
Ad esempio, perché nessun disco volante in fase di decollo ha trasformato i dintorni in una tinta bluastra, incluso gli alberi, la terra e le erbe?
Se siamo di fronte a una tecnologia quasi inimmaginabile per la nostra scienza, non potrebbe esser in grado di interagire nella nostra atmosfera e forse produrre tutti tipi di effetti, come pietre trasmutate in diamanti, od anche provocare la pioggia in un luogo deserto
 
Il 13 febbraio 1981, a Fuentecén, nella regione di Burgos avvenne un atterraggio OVNI/UFO dove i testimoni osservarono una strana creatura descritta come un robot, senza testa ne braccia. Più tardi vari giornalisti del quotidiano Pueblo, si trovarono di fronte ad una superficie di circa 5 metri quadrati, dove il terreno era bruciato.
All'interno dell’impronta si notarono tre fori che formavano un triangolo equilatero di 2 metri di lato, di circa 30 centimetri di profondità per 2 centimetri di diametro che i ricercatori ipotizzarono che poteva esser stato prodotto dall’atterraggio dell’OVNI.
I giornalisti del famoso giornale scrissero: .. "Il luogo risulta un po’ bruciato, ma è curioso notare, che questi resti carbonizzati non sembra prodotto da fiamma alcuna, ma da una forte folata di calore che avrebbe inaridito il terreno. Non vi sono ustioni profonde. I residui di cenere sono minimi e la superficie non sembra bruciata in modo uniforme, solo la parte colpita dal l'ondata di caldo."
 





Ma niente di tutto questo è accaduto semplicemente perché nessuno lo ha "immaginato" come una "cosa logica" e "probabile" prodotta dall'atterraggio di un disco volante.
E siccome tale informazione tacitamente non esiste nel materiale incosciente che l'agente esterno estrae dalla psiche del testimone nel momento in cui avviene la "comunicazione", non può rappresentarla nella sua proiezione effimera, che tenta di simulare una supposta visita extraterrestre, ma sempre come noi però la ipotizziamo.
Pertanto, come postula la Teoria della Distorsione nulla di ciò che viene presentato agli occhi dei potenziali testimoni è per questo totalmente sconosciuto.
Secondo la nostra ottica umana è più "ragionevole" e "comprensibile" che una nave spaziale aliena, comunque sia in grado di attraversare le distanze stellari bizzarri in poche frazioni di secondi o che proveninga da uno sconosciuto universo parallelo, deve per forza avere un "tubo di scappamento" quasi per comando divino... che bruci la vegetazione, lasci cadere una spruzzata di olio, o che provochi della radioattività.
E così, in una forma controllata e deliberata, prodotto di una abile manipolazione e distorsione delle informazioni incoscienti dei testimoni, l'agente esterno offre agli osservatori e agli eventuali ricercatori, tutto il "materiale" che si aspettano di trovare dopo l'atterraggio di una nave aliena ...








JOSE ANTONIO CARAV@CA


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miércoles, 2 de abril de 2014

GLI UOMINI IN NERO CHE EMERGONO DALLA CELLULOIDE: UN REVISIONE DELL’INCONTRO DI ALBERT K. BENDER


 
 
 
Risulta quanto meno paradossale che la maggiore popolarità degli Uomini in Nero (Men in Black, MIB), gli enigmatici silenziatori del fenomeno OVNI/UFO, sia arrivata dal successo mondiale del lungometraggio Men In Black 1997 con Will Smith e Tommy Lee Jones.
Diciamo questo, proprio perché la radice di questo mistero potrebbe esser nato da una pellicola poco conosciuta e che potrebbe aver contribuire alla gestazione di questo sinistro "mito" associato ai dischi volanti.
Il primo presunto incontro con questi minacciosi uomini neri fu effettuato da un eccentrico ricercatore UFO che si è ritirato dalla divulgazione dopo l'esperienza spaventosa che aveva avuto con questi visitatori.
La sua bizzarra storia servi da ispirazione per la gestazione di una particolare teoria della cospirazione all’interno dell’universo dei dischi volanti, in cui si vociferava di strane entità al servizio degli occupanti degli OVNIs/UFO i quali inviavano questi esseri sulla Terra per intimidire i ricercatori e i testimoni, con il chiaro intento di tenere segrete alcune informazioni rivelatrici sugli non identificati.

Albert K. Bender ispiratore delle storie sugli Uomini in Nero.
Sebbene la maggior parte dei ricercatori mettono in dubbio la piena realtà della sua esperienza, è ovvio che la sua storia servì da ispirazione per la creazione di un nuovo mito degli OVNI/UFO.





 
Nel 1952, l’ufologo Albert K. Bender, 31 anni, fondò la modesta organizzazione "Office Internacional Flying Saucer Bureau" (IFSB), che pubblicava una rivista dal titolo "Space Review" dove i membri potevano partecipare inviando le loro indagini.
Nel mese di ottobre 1953, quando il gruppo aveva più di 1.500 associati, nelle pagine della suddetta rivista Bender si annunciava che una "fonte" – che la IFSB considerava molto attendibile – aveva fornito informazioni per risolvere l'enigma dei dischi volanti.
Tuttavia, la tanto annunciata soluzione non venne mai editata. Al suo posto, nel mese di novembre, una nota sconcertante per gli abbonati annunciava che: "Il mistero dei dischi volanti ha cessato di esser tale. La fonte è già nota, ma tutte le informazioni relative dovranno essere tenute segrete per ordini venuti dall'alto. Ci piacerebbe pubblicare per intero il rapporto in "Space Review", ma a causa della natura delle informazioni, ci dispiace informare che ci è stato consigliato di agire diversamente." La nota terminava subito dopo così: "Raccomandiamo coloro che svolgono attività collegate ai dischi volantini di essere molto cauti. "
Poco tempo dopo Bender cessò le sue attività relative alla sua associazione e con esse la pubblicazione della rivista.
In un'intervista concessa a un giornale locale, Albert K. Bender, raccontò le vere ragioni di questa inspiegabile interruzione.
A quanto pare, da come il ricercatore narrò ai giornalisti, aveva ricevuto la visita di "tre uomini che indossavano abiti scuri" che gli avevano "pesantemente ordinato" di cessare la pubblicazione di materiale relativa ai dischi volanti.
Bender assicurava di aver avuto ricevuto "uno spavento di morte" tale che dalla impressione restò due giorni senza cibo. Neanche quelli più vicini a Bender riuscirono a strappargli ulteriori informazioni su ciò che era accaduto.

 L’enigmatico libro di Bender che narra della sua incredibile esperienza…
 
 
 
 
Tuttavia nel 1963, un decennio più tardi, Albert K. Bender pubblicò un libro inclassificabile intitolato “Flying Saucers and the Three Men In Black” [dischi volanti e i tre uomini In Nero], dove presumibilmente narrava tutti gli eventi vissuti dopo il suo incontro con gli uomini in nero. L'ufologo dichiarò che i tre stranieri che lo avevano visitato nella sua camera da letto erano vestiti in modo identico con abiti neri, cappelli, cravatte, guanti, scarpe e camicia bianca.
I tre uomini erano circondati da un misterioso bagliore blu chiaro. I loro occhi intimidatori e minacciosi brillavano come piccole lampadine. La scena inquietante fu accompagnata da un odore di zolfo.
Gli inquietanti visitatori comunicavano per telepatia e avvertirono il ricercatore di non pubblicare la verità sugli OVNIs/UFO, incluse tutte le sue conoscenze in materia.
Riuscì così a sapere che gli alieni arrivarono sulla Terra per "depurare" l'acqua di mare.
Bender inoltre raccontò anche di aver visto, in un'altra occasione, "tre belle donne, vestite in strette divise bianche" che, come i loro compari in nero, avevano occhi brillanti.
Il libro contiene altre situazioni deliranti che sembrano tratte da un racconto dell'orrore o di fantascienza.
Contatti telepatici, incontri con creature mostruose in una sala cinematografica, ed anche l'esistenza di una base extraterrestre nell'Artico vengono menzionati nello stravagante diario di Bender, tanto fantastico come poco credibile.
Ma la cosa più strana di questa storia rocambolesca è che il noto e controverso ufologo, che diede origine ai sinistri incontri con gli uomini in nero, potrebbe aver creato una storia immaginaria basata sulla sua profonda conoscenza del cinema di fantascienza.
Anche se ci sono quelli che al contrario pensano che dopo quell’incontro reale e tremendamente inquietante, Bender non fu più lo stesso e ideò tutte queste bufale..
 
 
La connessione con il governo
Nonostante tutto ciò alcuni ricercatori, come Michael D. Swords, credono che potrebbe esserci qualcosa di reale nell'insolita esperienza narrata da Bender, che da allora è stato amplificata e distorta fino a limiti insospettabili.
Apparentemente il gruppo di Bender fu coinvolto nelle indagini di un caso OVNI/UFO in cui furono raccolte delle prove fisiche.
Avvenne il 19 agosto del 1953, quando verso le 21:00, i residenti di New Haven, nel Connecticut, sentirono un'esplosione e osservarono una "palla di fuoco" che volava a livello degli alberi.
Questo luminaria colpì un’insegna di metallo che era nelle vicinanze, per poi scomparire in lontananza.
Il primo ad arrivare sulla scena fu C. Roberts, membro dell’IFSB, che poté raccogliere campioni del presunto OVNI/UFO.
La prova fu inviata al colonnello Robert B. Emerson, un fisico che viveva in Louisiana, e che era un membro della Riserva dell'esercito degli Usa e che collaborava con il gruppo di ufologi di Bender.
Emerson disse a Roberts che avrebbe contattato alcuni amici che lavoravano al centro di ricerca atomica di Oak Ridge, Tennessee.
Benché non si sia mai riuscito ad avere delle risposte in questo modo.
Un'altra analisi organizzata dal gruppo APRO determinò che principalmente quella scoria era costituita da rame e ossido di rame.
Questa analisi unitamente al percorso irregolare della palla di fuoco eliminò la possibilità che fosse un meteorite.
Così il ricercatore Michael D. Swords suggerì che, probabilmente, Roberts recuperò resti di una prova balistica della Marina degli Usa, attirando l'attenzione delle autorità verso il gruppo di Bender.
La qual cosa avrebbe potuto motivare il ricercatore ad essere visitato da numerosi agenti governativi in borghese che lo costrinsero a tenere segrete tali indagini e a far cessare le sue pubblicazioni..

Bender descrizione di Bender dei suoi supposti misteriosi visitatori...






In più Swords segnala che un altro progetto che volevano intraprendere alla IFSB – con gli associati di Australia e Nuova Zelanda – consisteva nel cercare di tracciare le traiettorie di volo dei dischi volanti.
Questi studi potevano anche essere fonte di preoccupazione per le agenzie di intelligence degli Usa, le quali temevano che tale informazione includessero i voli militari americani e che la rivista di Bender servisse come informazione al blocco sovietico durante la Guerra Fredda, sulla attività delle forze armate Usa.
Più tardi, per giustificare il suo silenzio obbligato dalle autorità, Alber K. Bender ha dato libero sfogo alla sua immaginazione influenzato dalla sua passione per la fantascienza e considero che tutta la favola del suo incontro con i tre uomini in nero fosse un alibi perfetto per la allontanamento dalla vita pubblica ... Anche se probabilmente non conosceremo mai esattamente la vera natura degli eventi in quel periodo..



Fritz Lang il genio dell’espressionismo tedesco e gli Uomini in Nero

Il ricercatore Rich Reynolds ha scoperto che il film, Liliom (1934) opera minore del grande regista Fritz Lang, dove il protagonista è portato in cielo da due "uomini in nero" alati potrebbe essere la fonte di ispirazione per la terribile trama di Bender.
L'ufologo era un noto appassionato di film fantasy ed è plausibile che aveva visto il film del regista tedesco e che gli sia servito come appoggio "intellettuale" per "inventare" la visita dei tre sconosciuti che gli intimarono di non pubblicare le sue ricerche.
Cosi come segnala il ricercatore Nick Redfern: "Bender aveva un grande interesse per il cinema, e poi, negli anni '70, svolse un ruolo importante nel contributo per preservare l’opera del compositore cinematografico Max Steiner. Waxman ( che compose la colonna musicale per il film del 1934 ) ha lavorato con Steiner ai Warner Brothers nella decada nella decada del 1940. Quindi ci sarebbe ( in forma indiretta ) una connessione di Bender anche lì.
Posto che Bender stava lavorando sopra Steiner negli anni ’40 e Franz Waxman ( che ideò la colonna musicale per il film HDN: "Liliom" ) ed anche Steiner lavorarono con Waxman, il tutto rende molto probabile che Bender vide il film. Oltre a questo, Bender fu così impressionato dal lavoro di Steiner che fondò pure la società di musica di Max Steiner, dimostrando che sapeva molto di Steiner - e forse, anche di Waxman, dato il suo lavoro e la collaborazione per la Warner Bros.".

 

 I misteriosi uomini in nero del film di Lang ...
 
 
Senza dubbio i sinistri personaggi della pellicola hanno molte similitudini con i visitatori di Bender.





E’ quindi molto probabile che, per ragioni che poteva conoscere solo lo stesso Bender, egli decise di sopprimere la sua organizzazione ufologica e architettare l'irruzione nella sua vita di uomini in nero, sperando forse di ottenere più reputazione, credibilità o denaro.
Alcuni ricercatori suggerirono che forse una di queste cause mai svelate, erano di natura economica in quanto le quote degli associati non vennero mai restituite.
Ma a parte queste speculazioni, ciò che è innegabile è che la favola – con o senza qualche verità – di Albert K. Bender entrò nella comunità ufologica americana, provocando la conseguenza che altre persone ebbero incontri con misteriosi uomini in nero.



 Il visitante del Dr. Herbert Hopkins...


 


 Un chiaro esempio di ciò, fu l'esperienza del dottor Herbert Hopkins che durante l'indagine di un addotto nel 1976 nel Maine, ebbe una terribile visita notturna.
Hopkins riferì che arrivò in casa sua un uomo che "indossava un abito completamente nero, abito perfettamente stirato, con i pantaloni perfetti con cappello e scarpe nere, ma la camicia era di un bianco puro. Per il suo aspetto credete che fosse un l’impiegato di un agenzia funebre. Quando si levò il suo cappello vide che era completamente calvo e non aveva ne ciglia ne sopracciglia. Il suo pallore era cadaverico, e durante la conversazione, si strofinò le labbra di colore rosso vivo con i guanti, portando via con loro il colore, come se fossero dipinte". Lo strano visitatore gli consigliò di distruggere tutte le registrazioni che aveva fatto sul caso e di mantenere segreti tutti i dati.


 Le somiglianze dei "Uomini in Nero", che visitarono l’ufologo con i personaggi della fiction sono evidenti ... abiti scuri, cappelli, pallore, ecc.
 
 Al centro l’"angelo" del film, a sinistra il "visitatore" di Bender e a destra il sinistro uomo in nero descritto dal Dr. Hopkins.



Il "seme" piantato da Bender aveva dato i suoi frutti.
Le credenze sembrano esser state prese, sviluppate e distorte dal paradigma OVNI/UFO, mostrando che al di là della realtà indiscutibile del fenomeno, e della sua natura anormale e aliena alla mente dei testimoni, sottende nel suo interno di un importante e trascendente componente mentale che dà origine a questo tipo di esperienze che abbiamo catalogato, erroneamente, come visite extraterrestri. Un agente esterno sconosciuto si sintonizza con le menti dei testimoni e ottiene il materiale "visivo" necessario per formare la sua esperienza (dettaglio, aspetto, colori, ecc.).
Anche se nel caso di Albert K. Bender è stato quello di determinare se ci fosse un componente anomalo nel suo incontro, quello che è certo è che il suo contributo "iconografico" al paradigma OVNI/UFO, si è introdotto nell'inconscio di molti studiosi e appassionati, dando origine, in un tempo brevissimo, a un sottogenere ufologico oscuro e inquietante, sconosciuto fino ad oggi ...





CIRCOSTANZA EMOCT
Il controverso ricercatore Timothy Green Beckley è l'autore di quello che può essere considerata come l'unica immagine al mondo di un misterioso Uomo in Nero (HDN o MIB, Men In Black).
L'istantanea fu scattata nel 1965 a New Jersey (New York). Beckley assicura che in quei giorni: "Ci sono stati diversi voci in cui gli OVNIs/UFO erano discesi e sbarcati in un parco cittadino, alcuni ragazzi sono rimasti impressionati e andarono a raccontarlo ai suoi genitori.
Una delle persone con cui ero in contatto era un uomo di nome Jack Robinson, che era l'investigatore del caso, il quale segnalo che, mentre intervistava i testimoni poté vedere una Cadillac nera parcheggiata in strada con i vetri oscurati e da cui occasionalmente qualcuno abbassava i finestrini e gettava uno sguardo.

 

La controversa fotografia ...

 E’ davvero un uomo in nero?

 
 
 Egli lavorava in una banca di New York, e prendeva il treno ogni giorno mentre sua moglie faceva tutte le commissioni necessarie nei negozi, insomma tutto quel genere di cose.
La signora disse di aver visto una persona misteriosa all’ingresso dall'altra parte della strada vestita di nero con un cappello nero che gli copriva il volto.
Una mattina abbiamo deciso di andare nella città di Jersey per capire cosa stava realmente accadendo.
Bene, abbiamo raggiunto il posto e ho visto un individuo con il volto da morto in piedi sulla soglia, con indosso un cappello che gli copriva gli occhi, vestita di nero, sembrava come se non appartenesse al quartiere, poi Jim Moseley mi ha dato la macchina fotografica, mi misi alla finestra e presi una foto del individuo che stava in piedi sulla porta".
Il ricercatore era convinto che fosse un autentico uomo nero che vigilava la casa del ricercatore OVNI/UFO: "Questa è una zona residenziale dove si conosce chi abita nel quartiere, si sa chi vive nella casa accanto e chi vive nella casa di fronte ma quella persona era completamente sconosciuta.
Abbiamo deciso che potevano fare un giro in macchina e guidare verso l'angolo, per confrontarsi poi direttamente con l'individuo e scoprire quale fosse il motivo per cui si trovava di fronte a quel palazzo.
Abbiamo fatto il giro dell’isolato e fermato poi la macchina, ma quel tipo era sparito e con lui la macchina nera in cui era venuto.
Scomparve quasi per magia."
A proposito dei HDN Beckley ritiene che "dobbiamo considerare la possibilità che alcune delle informazioni sugli uomini in nero, corrispondono ad attività di agenti della CIA, in quanto questa è costituito da migliaia di agenti individuali e indipendenti, e che ha al suo interno gruppi ancora più segreti.
Alcuni di questi agenti possono essere alla ricerca di OVNIs/UFO in forma molto aggressiva, come se fossero collezionisti d'arte"...
Tuttavia ci sono voci critiche che sostengono che la famosa fotografia ritrae semplicemente una persona vestita di nero e che forse poteva essere un impiegato d’una agenzia funebre...

 

 

 

JOSE ANTONIO CARAV@CA


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